giovedì 20 settembre 2012

“Visioni” Mostra Fotografica di Sandro Frinolli Puzzilli


Le  Scuderie Estensi, con il Patrocinio del Comune di Tivoli, presentano “Visioni” Mostra Fotografica di Sandro Frinolli Puzzilli dal 06 al 12 Ottobre 2012.
Il Vernissage ci sarà sabato 06 Ottobre alle ore 18,00.
La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 16,30 alle 19,30
Ingresso libero
Info 338 14 38 166

Intervista con Sandro:
Dopo tanti anni di carriera per la prima volta esponi a Tivoli, la tua città natale, come mai non prima? E cosa significa per te tornare nel luogo delle tue origini?
Le Scuderie Estensi rappresentano una location davvero lusinghiera per un artista, inoltre esporre a Tivoli è un occasione invitante per mostrare una parte di me non ancora manifestata nel periodo che ci vivevo.

Come scegli i soggetti da interpretare per le tue opere fotografiche?
Da sempre sono stato vicino alla natura e l’ambiente, di conseguenza i soggetti li ho sempre cercati in contesti dove la natura predomina sull’urbanizzazione e la presenza dell’uomo è meno evidente. Considero gli spettacoli offerti dalla natura di gran lunga più interessanti e stupefacenti di qualsiasi opera realizzata dall’uomo. E’ fonte inesauribile di spunti e concetti visivi, nonché imponente riserva di forme e materiali. Appunto partendo da un materiale vado alla ricerca del suo vocabolario formale e cerco di raccontarlo esaltando le sue forme e tonalità, nel tentativo di esprimere il mio punto di vista su un soggetto che la creazione lo ha già fornito di una propria bellezza estetica.   

Dopo tante esperienze nella fotografia “tradizionale”, moda, natura, viaggi, come mai questa immersione in un genere completamente differente dai canoni classici?
Mi sono preso la libertà di tradire la fotografia classica per parlare del presente, il mio, quello interiore, al riparo dalle abitudini quotidiane che frequentemente allontanano dal nostro vero io. Rimane immutato l’amore e il rispetto per il tradizionale, ma sentivo il bisogno di tuffarmi in un progetto nuovo, che mi permettesse di indagare apertamente e senza filtri dentro me per tramutare in immagini i pensieri, desideri, timori e tutte le sensazioni che emergono in maniera latente davanti ad una scena o un immagine. In altre parole, cerco di trasporre in esperienze visive le reazioni che la mente macina senza sosta ma, troppe volte, lasciate silenti per via della poca abitudine ad interpretarle.

Quanto conta nell’arte fotografica, uno strumento come il foto-ritocco? Che rapporto hai con questa tecnologia?
Con l’avvento del digitale, la fotografia si è trovata costretta ad allearsi con i programmi di foto-ritocco, tutto ciò che riguarda la post-produzione e prima veniva fatto in laboratorio o in camera oscura, ora si svolge davanti il PC e tutti i fotografi, favorevoli e contrari, sono stati forzati a familiarizzare e specializzarsi con il nuovo metodo. Per quanto mi riguarda, il passaggio al digitale, l’ho vissuto da subito come un ulteriore possibilità di indagare nelle rappresentazioni fotografiche appassionandomi ai software di fotoritocco, considerandoli opportunità illimitate per dare ulteriore spazio a creatività ed immaginazione.

C’è una tua opera alla quale sei più legato rispetto a tutte le altre?
Difficile dirlo, indubbiamente ce ne sono alcune alle quali sono più vicino affettivamente e artisticamente, tra queste si sono sicuramente “Urlo di ghiaccio”



e “Donna braccia aperte”,



 mentre della nuova serie “Pegaso”


e “Atena”.


Confesso, però, che nel tempo la risposta degli osservatori, in termini di opinioni e preferenze, ha avuto il suo peso e mi ha permesso di apprezzare maggiormente alcune fotografie che in origine non annoveravo tra le preferite. Ritengo che, pur mantenendo il proprio carattere e gusto artistico, la contaminazione operata dai gusti altrui può veicolare verso una più ampia veduta estetica, fornendo ulteriori spunti e inaspettate riflessioni interpretative. 

Quali sono gli elementi che catturano la tua attenzione e i tuoi click  quando esci con la fotocamera?
Non sono il tipo che esce di casa con la macchina fotografica senza un’idea e una metà ben precisa. Di solito parto sempre da un progetto studiato a tavolino per poi realizzarlo nel tempo, in diversi luoghi e in diverse uscite. Il progetto è figlio di un idea costituita in più fasi e sviluppata nel tempo, dopo aver fatto ricerche e indagini sul soggetto, i luoghi adatti, la stagione e gli orari migliori per la luce, insomma una serie di fattori che mi permettono, in fase di ripresa, di concentrarmi unicamente sul linguaggio espressivo e la effettiva realizzazione delle mie fotografie.

Ti sento parlare di progetti e quasi mai di singole fotografie. Cosa significa?
Una fotografia è il prodotto finale da mostrare che, per una serie di motivi tecnici e canoni compositivi, diventa la sintesi rappresentativa di un lungo lavoro nel quale hanno transitato e convogliato idee ed energie, ma dietro c’è il progetto, l’idea madre, la ricerca dell’artista che si concretizza con una serie di immagini.
L’inevitabile step successivo, anche se “doloroso” per l’autore, è la selezione degli scatti realizzati. Scegliere in mezzo ad una serie di fotografie, spesso di simile valore tecnico ed emotivo, per arrivare alle poche foto che rappresenteranno l’intero progetto, è il faticoso frutto di lunghe e indecise valutazioni.

Come rispondi alla evidente intenzione dei media di usare la fotografia come strumento di comunicazione commerciale. 
La fotografia non è solo questo. Non deve avere necessariamente un fine utilitaristico facendo da contenitore ai messaggi commerciali o stare relegata nel fornire documenti dell’accaduto. Nella sua evoluzione naturale si è creata una dimensione propria e, come le altre forme di espressione, riesce ad esprimere un suo linguaggio artistico.

Il futuro?
Rimanere al centro del mio personale dibattito artistico senza posizionare prerogative o vincoli che, suggeriti dai riconoscimenti ottenuti, rischiano di trasformare un piccolo successo in un grande stallo. Troppi artisti si crogiolano sulle affermazioni e, per paura di voltare le spalle al risultato raggiunto, continuano sullo stesso genere diventando col tempo ripetitivi e noiose copie di se stessi. “Visioni”, il mio ultimo lavoro, è un prodotto recente della mia evoluzione artistica e continuerò ad alimentarlo, ma in mente ho già nuove idee e piani di lavoro.



Patrizia

7 commenti:

  1. wow great photos.
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  2. ti rinnovo i complimenti per le foto che conosco tutte molto bene
    il progetto visioni è bellissimo e significativo
    vi si leggono tutti gli aspetti di noi
    i più visibili come i più nascosti
    in ogni scatto c'è un punctum che cattura non solo lo sguardo ma anche l'anima
    ogni scatto rimane nel ricordo dopo averlo visto (non solo durante) e continua a lavorare nella mente e nella ricerca
    bella e significativa l'intervista
    Marta

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    Risposte
    1. Grazie Marta, sono felice ti sia piaciuta!

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