martedì 12 luglio 2011

Dipendenze senza sostanze: la ludopatia



Gioco compulsivo, ludopatia (malattia del gioco), droghe "senza sostanza". Così le chiamano gli esperti. Chi né è schiavo, non assume né si inietta alcunché, ma non per questo producono effetti meno dannosi. Sono molti i termini per descrivere il mondo delle dipendenze dal gioco. Azzardo, lotterie e grattini che alla fine presentano il conto. Scommesse, lotterie, giochi d'azzardo, quindi, ricerca disperata di un benessere che invece di migliorare la propria condizione di vita, aggredisce i beni e i patrimoni, intaccando i portafogli prima ancora della salute.

Il gioco d’azzardo è una delle forme di intrattenimento più antiche: ricerche archeologiche e manoscritti ritrovati testimoniano che erano praticate le scommesse sul gioco dei dadi (e la propensione a barare, confermata dal ritrovamento di dadi appesantiti da un lato) e sulle corse dei carri già nell’antica civiltà egiziana. Si ritiene che all’origine ci siano stati rituali religiosi primitivi con i quali si tentava di presagire o forzare il fato.
La parola azzardo deriva dal francese hasard alla cui origine sta l’arabo az-zahr o dado. La lingua italiana utilizza il termine gioco in modo univoco; per gli anglosassoni, il termine play indica la competizione dove le regole contano ma non sono disgiunte dalle abilità del competitore, mentre il termine gambling si riferisce al gioco basato sulla ricompensa e sulla fortuna nella sua forma ossessivo-compulsiva, vera e propria dipendenza neuropatologica.

Qual' è l'identikit dei giocatori compulsivi? Secondo il Censis il giocatore ha queste caratteristiche: in prevalenza maschio, età tra i 35 e i 54 anni, con titolo di studio medio-basso e un'occupazione prevalentemente di tipo impiegatizio. 
Una droga che influisce sull’organismo anche a livello fisiologico: mentre si scommette, infatti, l’organismo rilascia endorfine e le sensazioni a livello neuronale sono in tutto e per tutto simili a quelle provocate dalla droga e dall’alcol. 

Una ricerca condotta dall’Università di Cambridge ha scoperto un legame tra impulsività nel gioco e ragionamento viziato (come credere in rituali superstiziosi e alla fortuna) nelle persone col vizio del gioco.

Eseguire dei rituali per assicurarsi un esito favorevole risale ai primordi dell’umanità. Danze tribali e altre cerimonie venivano eseguite per attirarsi il favore degli Dei. La maggior parte di questi antichi rituali e pratiche sono scomparsi, ma vi sono ancora molte persone intelligenti e illuminate che continuano alcune delle vecchie pratiche quando vanno in un casinò.


Riti propiziatori,cornetti portafortuna dalla forme e dai colori più svariati ed eccentrici, oppure oggetti che diventano reliquie solo perché legati ad un accadimento più o meno fortunato. Iella e sfortuna due facce opposte della stessa medaglia che, però, sembrano incidere in modo rilevante sulla vita quotidiana di molti giocatori.
La scaramanzia, è un fenomeno, che dà l’impressione di colpire indiscriminatamente tutti, dalle correnti scettiche a quelle dei cosiddetti creduloni. Suggestione o cosa? Prima di sedersi al tavolo verde o prima di cominciare una partita on line, si consumano rituali scaramantici che si trasformano poi in consuetudini a cui i giocatori, poi, non riescono più a rinunciare.


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